Il consumo di energia dei bitcoin è più sovrastimato dei bitcoin stessi

Secondo Newsweek, il bitcoin è »sulla buona strada per consumare tutta l’energia del mondo entro il 2020», ma uno dei maggiori esperti di energia e clima statunitensi, Joe Romm, non ne è affatto convinto e si ThinkProgress scrive che «L’unica cosa che viene sopravvalutata rispetto al Bitcoin è la richiesta di quota di energia mondiale consumata attualmente dalla valuta virtuale alla moda e su quanta ne utilizzerà nel prossimo futuro. La nuova imperfetta analisi sta solo aggiungendo benzina sul fuoco».

Romm si riferisce all’articolo “Bitcoin mining on track to consume all of the world’s energy by 2020″ pubblicato a dicembre da Newsweek i cui dati sono stati poi rilanciati a gennaio dal New York Times che ha scritto: «il network totale di computer collegati alla rete Bitcoin consuma ogni giorno più energia di alcuni paesi di medie dimensioni». Per Romm, quanto scritto dal New York Times è semplicemente falso: «Confonde “elettricità” con “energia”, che è un errore che continuano a fare gran parte dei media . Il consumo totale di energia di una nazione include il petrolio utilizzato per i trasporti, nonché i combustibili utilizzati per il riscaldamento, come il gas naturale, il carbone e il legno: l’elettricità è solo una parte dell’intero sistema energetico. Quindi, Bitcoin potrebbe presto consumare la stessa quantità di energia di alcuni Paesi di modeste dimensioni, ma l’elettricità è ben meno della metà del consumo totale di energia».

Come ha spiegato a ThinkProgress il Dr. Jon Koomey , uno dei massimi esperti in materia di utilizzo di tecnologie informatiche, «L’affermazione del Times si basa anche su un approccio analitico che utilizza una metodologia non valida. Le previsioni sul futuro utilizzo di energia di Bitcoin ignorano gli sforzi diffusi volti a rendere le valute virtuali molto più efficienti».

La creazione di nuovi Bitcoin e la verifica delle transazioni utilizzando la cosiddetta blockchain “proof of work” technology sono certamente ad alto consmo di di elettricità. Chiunque possa risolvere problemi computazionali molto complessi può convalidare le transazioni e, a sua volta, guadagnare Bitcoin.

Dato che il processo centrale che sta dietro le transazioni in Bitcoin è intensivo dal punto di vista computazionale, consuma molta elettricità e questo spinge i minatori Bitcoin verso una potenza di calcolo e un consumo di elettricità sempre maggiori, specialmente quando nel 2017 i bitcoin hanno fatto boom.

Koomey, che per molti anni ha guidato l’End-Use Forecasting group al Lawrence Berkeley National Laboratory (Lbnl), spiega ancora: «Calcolare la quantità di elettricità totale utilizzata in tutto il mondo per ogni transazione Bitcoin è un compito molto complicato. Ci sono così pochi dati credibili su queste strutture [di Bitcoin mining] che per un po’ tempo a venire ci sarà incertezza sull’uso dell’elettricità di Bitcoin. Quindi la gente dovrebbe smettere di saltare a conclusioni sulla base di ipotesi mal valutate».

Una delle stime che ha ricevuto molta attenzione è quella di Alex De Vries, che ne ha scritto su Digiconomist.net e ha creato il Bitcoin Energy Consumption Index. Il 16 maggio De Vries ha pubblicato su Joule ,lo studio “Bitcoin’s Growing Energy Problem”, accompagnato da un comunicato stampa nel quale sottolinea che «Bitcoin stima di utilizzare lo 0,5% dell’energia elettrica mondiale entro la fine del 2018», dato che il consumo totale di elettricità globale è di circa 25.000 TeraWatt-ora (TWh), lo 0,5% sarebbe 125 TWh (125.000 GWh).

Secondo Koomey «De Vries per fare le sue stime usa una metodologia non valida, facendo congetture sui prezzi dell’elettricità pagati dai minatori di bitcoin così come sulla percentuale del prezzo del bitcoin che è [legato all’energia] per calcolare il consumo di elettricità. Nessun analista credibile farebbe mai questo. Il modo corretto per calcolare queste cifre è costruire dal basso verso l’alto, usando la conoscenza delle attuali tecnologie e le operazioni bitcoin per accertarsi che i parametri rientrino nel perimetro. Questo è ciò che fa Marc Bevand , con l’avvertenza che c’è molta incertezza (un fatto che Bevand riconosce esplicitamente).

L’approccio dall’alto verso il basso è come cercare di stimare il consumo di energia degli Stati Uniti a partire dal Pil statunitense e andare un po’ indietro calcolando il contenitore (quanta parte del Pil va all’energia e quindi qual è il costo dell’energia). L’approccio dal basso verso l’alto di Bevand riguarderebbe l’hardware reale (automobili, case, aeroplani e acciaierie) e il loro effettivo consumo di energia, quindi tenta di aggiungere tutto. È più difficile, ma più preciso».

La migliore stima di Bevand è che a gennaio 2018 il consumo globale totale di elettricità di Bitcoin fosse di 18,4 TWh, cioè inferiore allo 0,1% del consumo globale di elettricità.

De Vries ritiene che se il prezzo del Bitcoin continuerà ad aumentare così come prevedono alcuni esperti, «Il network potrebbe un giorno consumare il 5% dell’elettricità mondiale». Ma, come ha spiegato Koomey a ThinkProgress, «La gente deve guardare a un contesto più ampio: l’uso di energia del data center nel suo insieme (di cui Bitcoin è solo una piccola parte) è rimasto invariato dal 2008 o giù di lì. E comprende solo circa l’1,8% di tutta l’elettricità degli Stati Uniti»

Koomey, che è uno degli autori dell’U.S. Data Center Energy Usage Report pubblicato dal Lbnl nel 2016, negli ultimi 20 anni si è divertito a smentire le affermazioni secondo le quali Internet avrebbe consumato una percentuale sempre più alta di elettricità globale e il suo team ha lavorato con le IT companies per aiutarle a diventare più efficienti.

Romm fa notare che «In effetti, uno dei motivi principali per cui il consumo di energia del data center non ha raggiunto il tipo di proiezioni del peggiore dei casi di oltre un decennio fa – il tipo attualmente utilizzato per Bitcoin – è che l’industria ha adottato hardware più efficiente e software più efficiente per minimizzare i costi energetici. Questo è esattamente ciò che sta accadendo ora con la valuta virtuale. Alcune delle migliori università e aziende stanno lavorando per rendere più efficiente la blockchain, come riportato dalla CNBC a febbraio. Alcuni stanno perseguendo un processo di convalida diverso che sarebbe molto meno intensivo dal punto di vista computazionale ed energetico» .

Investopedia ha annunciato pochi giorni fa che Intel «ha recentemente depositato un brevetto per un system-on-a-chip (SOC) che include l’hardware per accelerare il mining bitcoin e ridurre il suo consumo di energia. L’hardware è ottimizzato per ridurre lo spazio e l’energia utilizzati durante il processo»

Romm conclude: «La linea di fondo è che la crisi energetica dei bitcoin è stata sovrastimata e nella misura in cui vi è uno spreco di energia, i migliori ingegneri e professori stanno lavorando per risolvere il problema».

Notizia tratta dal sito www.greenreport.it

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