Energie rinnovabili e fossili: i dati dell’International energy agency sono “addomesticati”?

Sta facendo discutere il rapporto “Off Track” pubblicato nei giorni scorsi da Oil Change International e dall’ Institute for energy efficiency and financial analysis (Ieefa) che mette sotto accusa la credibilità dell’International Energy agency (Iea, che è la fonte più influente al mondo di informazioni sull’energia e che ha l’obiettivo dichiarato di sostenere le decisioni di governi e imprese «per garantire energia affidabile, economica e pulita».  il rapporto ricorda che l’Iea «Per raggiungere questo obiettivo, deve consigliare i governi e gli altri su come affrontare la più grande sfida energetica del XXI secolo: prevenire i pericolosi cambiamenti climatici. Tutti e 30 i Paesi membri dell’Iea hanno firmato l’Accordo di Parigi, impegnandosi a mantenere il riscaldamento ben al di sotto di 2 gradi Celsius sopra i livelli preindustriali e cercando di mantenerlo a 1,5 gradi Celsius».

Ma secondo il rapporto di Oil Change International e  Ieefa, in raltà l’Iea starebbe «ostacolando i governi dal raggiungimento di tali obiettivi. La roadmap dell’Iea “New Policies Scenario” (NPS), la principale guida per le decisioni sulle politiche energetiche e gli investimenti, indirizza tali decisioni verso livelli di utilizzo di combustibili fossili che potrebbero causare gravi cambiamenti climatici: Le emissioni nell’ambito dell’NPS renderebbero irrealizzabili gli obiettivi di Parigi, esaurendo il bilancio di carbonio per il limite di 1,5 gradi Celsius entro il 2022 e per un limite di 2 gradi Celsius entro il 2034. Gli investimenti in petrolio e gas raccomandati dall’NPS, tra il 78 e il 96% – da 11,2 a 13,8 trilioni di dollari nel periodo compreso tra il 2018 e il 2040 – sono incompatibile con gli obiettivi di Parigi».

Le due organizzazioni dicono che questo eccesso di investimento negli idrocarburi dovrebbe invece essere urgentemente reindirizzato verso l’energia pulita. Per lo studio, un investimento in combustibili fossili che va oltre quanto concordato con gli obiettivi di Parigi può portare solo a due possibili esiti. O il capitale non investe nei combustibili fossili e causa l’insuccesso degli obiettivi Iea; o gli obiettivi Iea vengono raggiunti e il capitale investito verrebbe sprecato perché porterebbe potenzialmente a sconvolgimenti economici. «Nel chiedere troppi investimenti nell’approvvigionamento di combustibili fossili – dice il rapporto – l’Iea aumenta notevolmente la probabilità che si verifichi uno di questi due risultati. Come un faro crollato, l’Iea è diventata una guida pericolosa».

Inoltre, per Oil Change International e  Ieefa,  l’Iea punta anche a descrivere ciò che sarebbe necessario per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, ma non riesce a far corrispondere queste indicazioni con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi: «Le emissioni nell’ambito del “Sustainable Development Scenario” (SDS) alternativo dell’Iea  esaurirebbero il bilancio di carbonio per  gli 1,5 gradi celsius entro il 2023 e il budget di 2 di 2° C entro il 2040. La SDS ha lo stesso profilo di emissioni del Copenhagen-era 450 Scenario (450S),  dell’Iea, che da solo il 50% di possibilità di mantenere il riscaldamento al di sotto dei 2 gradi, Tra gli investimenti in petrolio e gas raccomandati dal SDS, sarebbero superiore tra il 70 e il 94% agli obiettivi di Parigi. Gli investitori che testassero i loro portafogli contro la SDS o la 450S sottovaluterebbero il rischio della transizione climatica».

Il rapporto fa notare che  attualmente i bilanci del carbonio legati agli obiettivi di Parigi sono estremamente ridotti: «Con gli attuali tassi di emissioni, il budget di 1,5° C sarà esaurito in 8 anni e il budget di 2° C in 19 anni. Accettando solo il 50% di probabilità di successo, ipotizzando che vengano inventate tecnologie a emissioni negative e assumendo emissioni non energetiche irrealisticamente basse, la SDS sottovaluta in modo significativo il grado di cambiamento dei sistemi energetici necessario per raggiungere gli obiettivi».

In una dichiarazione a The Guardian, l’Iea ha detto che Ogni ipotesi relativa al fatto che lo scenario di sviluppo sostenibile non sia allineato con gli obiettivi di Parigi è errato perché prevede  un picco delle emissioni prima del 2020, seguito da un forte calo» e ha aggiunto che «I  nostro nuovo scenario politico era inteso solo come un riferimento che dimostrava che le politiche attuali e annunciate sono “tutt’altro che sufficienti per evitare gravi impatti dei cambiamenti climatici” e utilizzeranno molto rapidamente il bilancio globale del carbonio».

L’Iea fa notare di aver anche delineato un “faster transition scenario”  che dimostra come gli obiettivi di Parigi possono essere raggiunti utilizzando le tecnologie esistenti» e che sarà aggiornato ad aprile.

L’Iea sta cercando di allargare il suo ambito oltre i membri dell’Ocse, invitando i principali Paesi del Sud del mondo a diventare membri associati (Cina, India e Brasile lo sono già), ma anche in questo il rapporto evidenzia due conflitti di interesse:«Contrariamente al principio della responsabilità comune ma differenziata, l’IeaE si aspetta che la maggior parte delle riduzioni delle emissioni si verifichi nei Paesi non Ocse. Questo è ingiusto e sottovaluta i tagli necessari nei Paesi membri a pieno titolo dell’Iea. Ad esempio, l’SDS ha tagliato le sue emissioni 2040 del 46% rispetto all’NPS, nonostante le sue pressanti esigenze di sviluppo, ma l’Unione Europea solo del  40%. Almeno due degli autori dell’ultima pubblicazione di punta dell’Iea World Energy Outlook (WEO) erano nello staff di seconda linea delle compagnie petrolifere, che continuavano a pagare i loro stipendi mentre scrivevano il WEO».

Ma un portavoce dell’Iea ha ribattuto che l’agenzia non ha interessi in nessuna industria e che le decine di autori e le diverse centinaia di revisori del World Energy Outlook «provengono da una vasta gamma di settori, mentre il lavoro dell’agenzia trae benefici da contributi di governi, ONG e di una vasta gamma di industrie, comprese le aziende delle rinnovabili» e ha fatto notare che «L’ultima riunione ministeriale ha sostenuto una strategia di modernizzazione per trasformare l’Iea in un “hub globale per l’energia pulita”».

Argomentazioni che non convincono Greg Muttitt, direttore ricerca di Oil Change International,  che su The Guardianribadisce che «L’Iea promuove una visione del futuro in cui il mondo rimane dipendente dai combustibili fossili. Come base per le decisioni politiche e di investimento, questo rischia di diventare una profezia che si autoavvera. Tutti i 30 Paesi membri dell’Iea hanno firmato l’Accordo di Parigi, quindi l’Iea dovrebbe aiutarli a raggiungere gli obiettivi climatici, non a ostacolarli»

Muttitt  conclude: «L’Iea dovrebbe adeguarsi alle mutevoli priorità e seguire l’esempio della Banca mondiale, che a dicembre ha  annunciato che avrebbe cessato gli investimenti upstream nel petrolio e gas entro il 2019, in risposta alla minaccia rappresentata dal cambiamento climatico».

Notizia tratta dal sito www.greenreport.it

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