Europa in Toscana, Rossi: “Senza Ue avremmo una gamba in meno”. Burocrazia cattiva? “Una bufala”

L’Europa non è solo quella ‘cattiva’ che qualcuno racconta, ma anche quella dei progetti di qualità“. Il presidente della Toscana Enrico Rossi non si stanca di ripeterlo ad ogni sosta del suo viaggio oggi in provincia di Siena, seconda tappa di un tour per raccontare appunto l’Europa che è viva, attraverso i suoi finanziamenti e i suoi progetti, in ogni città e paese, nelle vigne e nelle fabbriche, nei laboratori di ricerca, nei monumenti da salvaguardare, all’università e a scuola.

Lo ripete a Poggibonsi e a Colle Val d’Elsa, dove i fondi europei, indirizzati dalla Regione e ben sfruttati dalle amministrazioni comunali che si sono fatte trovare pronte, sono diventati interventi per riqualificare i centri storici o trasformare un tratto della vecchia ferrovia che collegava i due borghi in una ciclopedonale. Lo ripete alla Newton, dove grazie all’Europa (e al contributo del mondo della ricerca) saranno prodotti grandi trasformatori più ecologici, il che farà bene all’ambiente ma anche all’economia perché nei prossimi anni nelle gare europee saranno premiati prodotti ed aziende col minor impatto ambientale. Con lui, assieme ai sindaci, ci sono i consiglieri regionali Simone Bezzini e Stefano Scaramelli.

Senza l’Europa simili realtà non sarebbero esistite – dice, mentre gli imprenditori annuiscono – Chi racconta l’Europa solo come un eccesso di burocrazia, che poi se uno ci parla è sempre pronta a trovare una soluzione, cavalca una fake news. E’ una bufala e solo strumentalizzazione”. Lo ripete anche all’Its del Palazzone di Colle Val d’Elsa, uno tra la dozzina di istituti tecnici superiori toscani dove scuola e aziende vanno a braccetto. Lì, grazie al fondo sociale europeo che sostiene la spesa per gli insegnanti ma anche per attrezzare i laboratori, i ragazzi che hanno terminato le superiori studiano la domotica e le energie rinnovabili applicate all’edilizia. Nei mesi scorsi si sono diplomati in trentacinque e già tutti hanno trovato lavoro. Cosa che accade anche negli altri istituti tecnici superiori.

Senza l’Europa – sottolinea – la Toscana sarebbe più brutta, più arretrata e meno ricca“. Lo ripete anche a Monteriggioni, dove i fondi europei hanno finanziato bandi energetici e lo sviluppo turistico legato alla via Francigena. E poi a Siena, durante la conferenza stampa organizzata al polo di Toscana Life Sciences, dove i fondi europei diventano ricerca, medicina di precisione, nuove molecole e alla fine prodotti farmaceutici sugli scaffali, occupazione ma anche formazione ad alta specializzazione tecnologica, con la Fondazione Its Vita che viene incontro alle esigenze di nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche.

L’Europa – riassume Rossi – non vuol dire solo aiuti ai privati, alle aziende che innovano o al mondo della ricerca. Dall’Europa arrivano anche contributi per le opere pubbliche, per la cultura e per l’istruzione. L’Europa è linfa vitale per la Toscana che vuole innovarsi“. Certo, spiega Rossi, i fondi vanno spesi – e la Toscana lo fa – e vanno usati bene. “Qualche anno fa – ricorda – abbiamo deciso di usarli per favorire le imprese più dinamiche e propense ad innovare e non per ripianare sofferenze in bilancio di aziende in difficoltà. Fu una scelta da qualcuno contestata: era il 2012, i primi anni dopo la crisi. Ma volevamo che fossero fattore di innovazione, aumento di fatturati e occupazione. E investire sulle aziende più dinamiche ha permesso di farne un locomotore di ulteriore sviluppo“. Esattamente quell’effetto volano sottolineato anche dal direttore generale della Fondazione Toscana Life Sciences, Andrea Paolini. “Queste risorse – rimarca – hanno fatto da catalizzatore dell’attenzione di grossi investitori, anche stranieri, o dato vita alla realizzazione di vere e proprie facilities e piattaforme tecnologiche. Hanno attratto a loro volta ulteriori finanziamenti“.

Rossi si sofferma alla fine anche sui vincoli dell’Europa. “L’Italia – dice – spesso non considera l’importanza delle linea guida e dell’elaborazione culturale politica e programmatica dell’Europa. Chi ha ruoli pubblici dovrebbe frequentarla di più“. “E poi – aggiunge – siamo sicuri che senza una burocrazia che pungola, anche in Toscana, saremmo stati così bravi e veloci nell’usare le risorse a disposizione? Siamo sicuri che ci sarebbero stati gli investimenti che sono stati fatti, ad esempio, nell’agricoltura di qualità? Siamo convinti che la battaglia per il disinquinamento o la depurazione delle acque sarebbe stata così forte senza gli obiettivi e i vincoli della Ue?“.

Per Rossi l’Europa in parte andrebbe cambiata: al mercato unico, che è sicuramente un obiettivo riuscito, andrebbe aggiunto qualche vincolo sociale in più. Non va sicuramente bene ad esempio l’Europa che permette alla Bekaert di Figline Valdarno di chiudere e riaprire in un altro paese. Non va bene l’idea di ricentralizzare le risorse a livello nazionale. “Ma senza Europa – conclude il presidente – la Toscana avrebbe una gamba in meno. E se noi costruissimo una cartina dell’Europa con quello che è stato fatto grazie ai contributi Ue scopriremmo che la maggior parte delle cose eccellenti e buone sono state fatte o grazie al fatto che i fondi ci sono stati o che comunque l’Europa è riuscita a dare indirizzi fondamentali. Senza ridurre tutto, sia chiaro, ad un conto tra quanto diamo e quanto riceviamo, che sarebbe miope e l’inizio della fine, perché non tiene conto di tutti gli altri vantaggi dell’essere in Europa“.

C’è un’ignoranza diffusa sui fondi europei, certificata anche dall’Eurobarometro. C’è innegabilmente un fronte antieuropeo che cresce. “Ma proprio per questo – sprona Rossi – l’Europa va raccontata, dando conto dei numeri e un volto a quelle cifre“. Dopodichè la visita continua: a Santa Maria della Scala in città e poi alla Cassioli di Torrita di Siena.

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