La disinformazione diffusa su Internet «determinante» per il calo di fiducia nei vaccini in Italia

La diffusione dei social media e dei social network su Internet ha permesso a un numero crescente di persone di connettersi tra loro e scambiare idee, con velocità e portata impensabili nell’era analogica, ovvero solo pochi anni fa. Un grande vantaggio che porta però con sé un importante scotto da pagare: rendere la comunicazione totalmente orizzontale per tutti, senza un’adeguata formazione alle spalle, rende spesso difficile per l’utente distinguere l’affidabilità della fonte da cui arriva una notizia, e tende a mettere sullo stesso piano il parere di un premio Nobel con quello della casalinga di Voghera (o anche quello di singolo medico, ad esempio, con quello dell’Istituto superiore di sanità o dell’Organizzazione mondiale della sanità) . Entrambi legittimi, ma naturalmente con un peso specifico diverso a seconda del tema trattato.

Si tratta di una dinamica che sta causando più di un problema in ambiti cruciali per il progresso dell’umanità, come lo sviluppo delle energie rinnovabili sul territorio (e non solo in astratto), e la comunità scientifica si sta adoperando (ne parliamo ad esempio qui e qui) sia per capire cosa sta succedendo, sia per provare a controllare questo lato oscuro dei social.

Un ultimo, importante studio in materia è Misinformation on vaccination: a quantitative analysis of YouTube videos, appena pubblicato sulla rivista scientifica Human vaccines and Immunotherapeutics. Si tratta di una ricerca condotta all’Università di Pisa su di un tema che riguarda direttamente la nostra salute – i vaccini –, e coordinato da Luigi Lopalco, direttore del centro interdipartimentale ProSIT, e dalla professoressa Annalaura Carducci, direttore dell’Osservatorio della comunicazione sanitaria (Ocs).

I ricercatori hanno analizzato 560 video caricati su YouTube dal 2007 al 2017 relativi al collegamento tra vaccini e autismo o altri gravi effetti collaterali sui bambini, evidenziando come il tono dell’informazione sul tema sia principalmente negativo e come l’informazione istituzionale sia praticamente assente su questo mezzo di informazione; il tutto incrementato da una sorta di “effetto valanga” dovuto al fatto che il numero annuale di video caricati è aumentato durante il periodo considerato con un picco di 224 nei primi sette mesi del 2017.

«A partire dal 2012 si è assistito in Italia ad un calo della fiducia nelle vaccinazioni che si è tradotto in una pericolosa diminuzione dei livelli di copertura vaccinale – spiega Lopalco – da questo punto di vista, la disinformazione diffusa ad arte su Internet sembra essere un fattore determinante considerato che moltissime persone usano il web come fonte di informazione e che nel 2016, ad esempio, il 42,8% dei cittadini italiani ha utilizzato internet per informarsi sui vaccini».

Non è la prima volta che il gruppo di ricerca dell’Ateneo pisano si occupa del rapporto Intenet e vaccini. Come ricordano dall’Università toscana, in un articolo pubblicato nel 2017 sulla rivista scientifica “Vaccine”, gli studiosi dell’Ateneo infatti avevano già osservato un legame fra il calo delle vaccinazioni contro morbillo, parotite e rosolia e, in quel caso, una notizia di cronaca diffusa attraverso siti web italiani di disinformazione antivaccinista a partire dal 2012. Nello specifico si trattava di una sentenza del Tribunale del Lavoro di Rimini che aveva accordato l’indennizzo per danno da vaccino ad una famiglia di un bambino affetto da sindrome dello spettro autistico. La sentenza fu poi ribaltata in Appello, ma la notizia ebbe comunque un’enorme risonanza sui social media e sul web.

«Queste ricerche – conclude Lopalco – rappresentano dunque un invito urgente alla sanità pubblica a prestare più attenzione verso Internet e i nuovi media per contrastare la disinformazione, dare risposte affidabili e supportare i cittadini verso una corretta scelta vaccinale».

Notizia tratta dal sito www.greenreport.it

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