Il Pollo del Valdarno

Un tempo le razze del Valdarno erano due. C’era la Nera, una pregiata ovaiola dai riflessi metallici e c’era la Bianca, da carne, che ufficialmente nacque nel 1953 quando fu presentata alla Mostra di Cremona (ma aveva già vinto un premio nel 1925, a Bergamo).
Oggi della prima si è persa ogni traccia, ma la Bianca è sopravvissuta, salvata dalla tradizione contadina di allevare qualche pollo per il consumo familiare. I galli sono alti, slanciati, di grossa coscia e petto piccolo e raggiungono il peso di 2-2,5 kg. Hanno penne bianche (che con il tempo tendono al frumentino), coda a ciuffo con falciformi brevi, cresta rosso sangue, eretta, con cinque o sei denti, bargigli molto sviluppati, orecchioni color crema con venature rosse, becco, zampe e pelle gialli. Le galline sono più piccole (1,5-2 kg) e hanno la cresta piegata. Crescono lentamente e arrivano al peso ottimale dopo quattro, sei mesi. La carne è ottima e sono straordinariamente saporite anche le uova: il guscio – bianco avorio – è più piccolo rispetto alle uova industriali, ma il tuorlo è molto più grande e ha un colore giallo intenso. Area di produzione: Comuni del Valdarno superiore (province di Arezzo e Firenze), Toscana.
A causa dell’impiumamento tardivo, questa razza non può essere allevata in batteria, poiché le aggressioni per beccare i cannoli delle penne che spuntano possono causare la morte dei pollastri. Gli animali, perciò, vengono allevati in terreni recintati dotati di pollaietti per i più giovani, oppure completamente liberi, ma controllati per difenderli dai predatori. Necessitano mediamente di 10 mq di terreno a testa e di solito vengono allevati in zone boscose e nella macchia. Ricevono un’alimentazione mista, in buona parte fornita dal pascolo naturale (questi animali difatti sono dei forti erbivori ed insettivori): il sole e l’aria aperta favoriscono la pigmentazione della pelle. Il pollo del Valdarno viene prodotto prevalentemente per il consumo familiare: la maggior parte degli allevamenti conta dai 20 ai 25 animali, mentre gli allevamenti più grandi (di circa 200-300 capi) sono assai rari. La macellazione viene fatta in azienda se vi sono le strutture adeguate, oppure nei macelli comunali.

Articolo di Benedetta Marziali

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