Sikkim: un modello 100% biologico è possibile

Il Sikkim era un piccolo regno himalaiano diventato uno Stato dell’India e ieri il suo primo ministro, Pawan Kumar Chamling, ha raccontato alla Camera dei deputati a Roma come questo minuscolo Paese montano, incastonato al confine tra India e Tibet, sia riuscito a convertire al biologico tutta la sua produzione agricola. «L’esperienza del Sikkim dimostra che il 100% biologico non è più un sogno irrealizzabile ma una realtà», ha detto Maria-Helena Semedo, vice-direttrice generale dela Fao.

Madrina di eccezione della conferenza stampa romana è stata Vandana Shiva, Presidente di Navdanya International e membro del comitato esecutivo del World Future Council, che ne ha discusso con Rossella Muroni, capogruppo di Liberi e Uguali in Commissione ambiente della Camera, il presidente della Commissione Agricoltura di Filippo Gallinella (M5S), Federico Fornaro, capogruppo di LeU in Commissione agricoltura, l’On. Maria Chiara Gadda, capogruppo Pd in Commissione Agricoltura e Lucio Cavazzoni, ex presidente di Alce Nero.

Il Primo Ministro del Sikkim è a Roma per ritirare il Future Policy Award, il primo premio dedicato alle migliori politiche globali per l’agroecologia, istituito da Fao, World Future Council e IFOAM Organics International, che ha riconosciuto il Sikkim come «modello di agricoltura biologica e biodiversa a livello globale». Pawan Kumar Chamling ha spiegato che «Dal momento in cui fu annunciata la risoluzione, presso l’Assemblea Legislativa, di convertire l’intero Stato al biologico abbiamo incontrato diverse resistenze da parte dell’opposizione e dagli stessi agricoltori, ma abbiamo proseguito con determinazione. Siamo lieti che altri vogliano prendere ispirazione dal nostro lavoro, come il Kerala ed altri Stati dell’India nord orientale. Per ottenere risultati siamo stati sempre in prima linea con diverse politiche pubbliche, per esempio la gestione dei rifiuti, la protezione delle foreste, dei ghiacciai e del clima, oltre all’educazione. Voi siete curiosi di conoscere la nostra esperienza, ma anche noi abbiamo un grande interesse nel conoscere altre esperienze in questo campo in altre parti del mondo. Un mondo 100% ad agricoltura biologica è possibile non c’è ragione per cui gli agricoltori, le comunità e le istituzioni non possano continuare ad impegnarsi in questa direzione».

E a quanto pare il biologico fa bene anche al turismo che, secondo il World Future Council, tra il 2014 e il 2017 nel Sikkim è aumentato del 50%. La direttrice del World Future Council Alexandra Wandel, ha detto alla Thomson Reuters Foundation che «Il Sikkim costituisce un eccellente esempio di come altri Paesi in tutto il mondo possano potenziare con successo l’agroecologia. Abbiamo bisogno di passare urgentemente a sistemi alimentari più sostenibili: l’agroecologia è assolutamente vitale per rendere i nostri sistemi alimentari sostenibili e inclusivi«.

Dal 4 al 6 otobre si è svolto a Dehradun, in India, il Congresso Internazionale sulla Biodiversità, co-organizzato da Navdanya con altri partners internazionali come IFOAM, CISSA, Shumei, UNDP, German ooperation e Regeneration International e svoltosi a dal 4 al 6 ottobre e durante il quale il premier del Sikkim e Vandana Shiva, insieme alle donne dell’Himalaya hanno e annunciato l’iniziativa per «un Himalaya totalmente biologico e biodiverso, finalizzato a diffondere il modello che il Sikkim ha costruito nell’arco di 15 anni, che ha dimostrato come un modello agricolo 100% biologico e basato sui principi dell’agroecologia e dell’economia circolare locale sia non solo possibile, ma anche vantaggioso, in quanto le aziende agricole che praticano un’ agricoltura biologica e biodiversa sono il 20% più produttive rispetto alle aziende monocolturali che utilizzano input chimici».

Navdanya ha contribuito attivamente al successo della conversione al 100% biologico del Sikkim fornendo formazione agli agricoltori e ai responsabili istituzionali del settore agricolo e Vandana Shiva ha detto che quello assegnato allo Stato indiano «E’ un premio meritatissimo, ma è anche un faro per il futuro. L’unico futuro possibile è creare un mondo libero dalla dipendenza dai combustibili fossili, libero dai veleni e dalla plastica, in cui si produca cibo sano e biodiverso. Abbiamo distrutto i nostri suoli, creato le migrazioni forzate dalle terre private, depredate delle risorse di base a causa anche della crisi climatica. Ci troviamo di fronte alla sesta estinzione di massa delle specie viventi, a crisi di siccità e inondazioni in ogni parte del mondo. Inoltre i piccoli agricoltori stanno abbandonando le loro terre, mentre il nostro sistema alimentare sta creando una crisi sanitaria globale. Nonostante ciò ancora vengono proposte false soluzioni con lo stesso paradigma ideologico che ha creato le crisi a cui assistiamo: per esempio la visione di un’agricoltura senza agricoltori, totalmente digitalizzata e controllata dalle grandi aziende dell’agrochimica e i nuovi ogm. E’ una visione senza futuro. Noi, insieme, abbiamo una visione differente, che salvaguardi la biodiversità, i territori, le comunità agricole, le economie locali, la democrazia, attraverso una transizione verso un sistema agroalimentare che rispetti la terra, la naturale evoluzione della biodiversità e la dignità delle persone e delle culture».

Secondo Navdanya, «Il modello agroecologico è in grado di dare vita ad un ciclo virtuoso tra agricoltori, ambiente, territorio e comunità e rappresenta la base di un impegno congiunto mirato alla transizione globale verso un’alimentazione e un’agricoltura senza veleni entro il 2050».

Nel Future Policy Award dopo il Sikkim si sono piazzati seconde a pari merito: il Brasile per la politica di acquisto di cibo per i pasti scolastici dalle fattorie familiari (progetto che verrà probabilmente abolito se diventerà presidente il neofascista Bolsonaro), la Danimarca per un’iniziativa di successo per convincere la gente ad acquistare più cibo biologico e Quito, la capitale dell’Ecuador, per aver incentivato gli orti urbani. La Semedo ha detto che questi premi «Onorano le eccezionali politiche adottate da leader politici che hanno deciso di agire, non accettando più la fame diffusa, la povertà o il degrado ambientale».

Cavazzoni è convinto che «E’ possibile “ricontadinizzare” molte delle nostre colline e montagne, con l’aiuto del digitale, di una rete diffusa e capace, dell’amore per il proprio territorio. E’ un lavoro nuovo quello che mira alla salute dell’uomo e del pianeta. Biologico è inno alla vita!».

La presentazione dell’iniziativa a favore della conversione del sistema agro-alimentare convenzionale, avviene in seguito alla recente pubblicazione di una serie di dati che dimostrano «la maggiore profittabilità delle imprese che praticano il biologico» e all’interesse crescente dei consumatori nei confronti del settore, oltre all’evidenza degli effetti negativi dell’attuale sistema di produzione alimentare sull’ambiente e sulla salute, come ampiamente dimostrato dalla recente pubblicazione di Navdanya International, il Manifesto “Food for Health” (Cibo per la salute), edito da Terra Nuova Edizioni. E la bontà e replicabilità del modello biologico del Sikkim è stata riconosciuta anche da Gallinella: «L’impegno nella salvaguardia dell’ambiente ci riguarda tutti» e dalla Gadda: «Dobbiamo coniugare le esigenze della modernità con la sostenibilità non solo ambientale ma anche sociale. Le economie rurali locali possono avere un forte impatto e cambiare il nostro modo di produrre e ridare all’agricoltura quel ruolo di multifunzionalità che ha sempre avuto. Ad esempio nella responsabilità sociale d’impresa per la sostenibilità sociale, per la dignità del lavoro e delle persone svantaggiate. Un’agricoltura sostenibile e biologica è essenziale anche per la sostenibilità ambientale».

La ex presidente di Legambiente Muroni ha sottolineato che «La sostenibilità della produzione agricola è una delle ricette più urgenti e ineludibili per affrontare la sfida del cambiamento climatico. Contemporaneamente produrre cibo in maniera equa, pulita e giusta è sinonimo di giustizia sociale. L’agricoltura biologica e i BioDistretti, come dimostra l’esperienza del Sikkim, rappresentano il futuro delle produzioni agricole con i territori e le comunità al centro di processi virtuosi che coniughino lavoro e ambiente».

IL presidente di LeU Fornaro ha concluso: «C’e’ un’agricoltura che sta soffrendo molto, quella delle aree marginali, della collina povera e che potrebbe nel biologico trovare una risposta. E sarebbe una risposta anche al problema del cambiamento climatico, all’occupazione e allo spopolamento di questi territori, nei quali nuove generazioni di agricoltori potrebbero insediarsi».

Notizia tratta dal sito www.greenreport.it

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