Cobas su Serristori: un ospedale “tra precarietà e lento declino”

Nuovo comunicato da parte dei Cobas sulla situazione dell’ospedale Serristori di Figline e Incisa Valdarno.

I delegati Andrea Calò e Domenica Mangiola sottolineano come l’ospedale si trovi “tra precarietà e lento declino”.


“Continua indisturbata l‘operazione aziendale della USL Toscana Centro e della politica regionale di ridimensionamento dei servizi sanitari all’interno dell’ospedale Serristori, in un territorio già profondamente ferito dalla annunciata chiusura della Bekaert e del dramma sociale che ne consegue,in un area territoriale già soggetta ad una desertificazione di attività produttive e artigianali dove se si ottiene ancora business è esclusivamente grazie alle politiche di privatizzazione e di esternalizzazione a scapito della sanità pubblica.

Nascono come funghi strutture private sul versante sanitario e sociale ( dall’assistenza infermieristica domiciliare, alla medicina dello sport, alla pediatria, alla neurologia,ortopedia e chirurgia generale oltre che agli esami di laboratorio e di radiologia) mentre nel contempo vengono chiuse, ridimensionate e sospese le stesse attività nel servizio sanitario pubblico nonostante siano in aumento le liste di attesa per le quali l’azienda USL Toscana Centro ha avuto il coraggio di richiedere a tutti lavoratori , oltre l’orario di lavoro normale, prestazioni aggiuntive per “abbattere” le liste di attesa nell’area chirurgica e diagnostica che la stessa azienda crea.

Proprio una ”presa per i fondelli” verso un Ospedale che è costretto dall’attuale Direzione Generale a mantenere chiuse le sale operatorie, il reparto di chirurgia generale – week surgery – , il laboratorio analisi aperto solo h12 senza adeguate dotazioni di personale e con una radiologia che va avanti con difficoltà. Le uniche risposte che vengono date è con l’aumento della precarizzazione dei rapporti di lavoro (interinali e tempi determinati molti dei quali a scadenza per settembre). Ancora la sub intensiva è in attesa di riavere il terzo posto letto e di vedere sostituiti gli anestesisti andati in pensione o dedicati ad altre attività, mentre drammatiche rimangono le condizioni delle 2 medicine, costrette a lavorare sotto organico per la mancata sostituzione di infermieri andati in pensione o in malattia professionale.

La mancata sostituzione degli anestesisti comporta comunque delle conseguenze organizzative essendo questo personale medico specialistico che garantisce il mantenimento della sub intensiva in h24, delle due sale operatorie (oculistica,chirurgia generale e ortopedia), delle attività di pronto soccorso per le consulenze di urgenza e emergenza nonché della pre-ospedalizzazione necessaria alla programmazione degli interventi chirurgici.

La volontà di non completare l’organico di medici anestesisti nasconde in realtà l’operazione di smantellare l’ospedale per acuti, prova ne sono i numeri: dei vecchi 9 anestesisti attualmente ne sono in servizio sulla carta solo 6 in realtà 5 in quanto ci sono i liberi, i recuperi e le ferie. L’Azienda ha scelto di tenere questo profilo e non ci racconti le solite balle che ci sono le graduatorie. I tempi di scorrimento e le conseguenti problematiche burocratiche.

Siccome i Sindaci non stanno vigilando né monitorando l’applicazione del patto territoriale, che prevede una sub intensiva con la responsabilità nella gestione dell’anestesia –rianimazione l’Azienda sta procedendo all’assorbimento della sub intensiva all’interno dell’high care medica con la conseguenza perdita di un reparto di area critica specifico, ecco spiegati il motivo della mancata reintegrazione degli anestesisti mancanti. Il giochino permette così alla direzione sanitaria di passare ad una presenza degli anestesisti sulle 12h anziché sulle 24h. Va da se che tale operazione avrà dure ripercussioni sul funzionamento del pronto soccorso che a questo punto diventerebbe un primo soccorso con l’unica funzione di veicolare i pazienti sugli altri presidi dell’USL.

Silenzio tombale sulla endoscopia oramai chiusa da quasi 2 mesi e che gli unici i servizi in aumento sono quelli, a pagamento, svolti dai medici in intramoenia (libera professione) collocati negli ambulatori realizzati al primo piano. La cardiologia a parte il furbesco rinnovamento del design e del look è oramai classificata di 2°livello benché, con scarsità di personale, garantisce sulle 6h prestazioni per esterni, per i reparti interni e per il pronto soccorso.

Scandaloso è l’imminente obiettivo regionale “in cantiere” di far pagare ai cittadini prestazioni chirurgiche che attualmente sono erogate gratuitamente come ricovero ospedaliero e che in un imminente futuro con la nuova classificazione in interventi di chirurgia ambulatoriale complessa obbligheranno i cittadini a pagare ticket pesantissimi (esempio le comunissime ernie inguinali). Chissà se l’Assessore Regionale alla salute che ha previsto uno specifico tour elettorale per i primi di settembre a Figline Incisa racconterà queste cose ai cittadini oppure propinerà la solita zolfa dei “numerosissimi” interventi ospedalieri fatti e del potenziamento dell’ospedale!”.


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